- Scritto da Ignazio Parrino
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-13- Il Clero Coniugato delle Chiese Orientali delle Colonie Greco-Albanesi d'Italia
Dio creò l'uomo e disse: “Non è bene che l'uomo sia solo, facciamogli un aiuto simile a lui”; a sua immagine li creò
e disse loro: “Crescete e moltiplicatevi e popolate la terra”.
Poi Gesù disse a San Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa
e le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa”.
La base della fede rivelata è la Sacra Scrittura dell’Antico e del Nuovo Testamento. Essa è la parola di Dio, accettata da tutti coloro che credono in Lui, uno e trino, Padre, Figlio e Spirito Santo, e riconosciuta “ex sese” (da se stesso) dal successore di Pietro. Fino al Concilio Vaticano I essa si disse che era “Revelata et Catholica Definita” in quanto era rivelata da Dio e confermata anche dalla Chiesa Cattolica. Ma in quel Concilio si decise che la fede rivelata è confermata solo da San Pietro e dai suoi successori “ex sese non autem ex consensu ecclesiae”( da se stessi e non dal consenso della Chiesa). Quindi si arrivò all'enciclica di Leone XIII dal titolo “Orientalium Dignitas” e non si potevano più considerare escluse dalla retta fede le Chiese Orientali anche se divergenti in qualche rito o aspetto organizzativo o disciplinare che deriva da differenti tipi di civiltà e cultura, proposti e seguiti dai cristiani. Quindi la Chiesa si edifica su Pietro e i suoi successori ex sese. Ma la sua organizzazione umana non deve essere necessariamente riconosciuta dall’intera Chiesa e i dogmi della fede sono tali quando sono essenzialmente rivelati nella Sacra Scrittura e proposti dal successore di San Pietro. Ci possono essere anche usanze non necessariamente proposte da tutte le Chiese nel loro insieme. Questo è il caso delle Chiese Orientali che conservano l'uso della loro base in mezzo al popolo che è il clero coniugato e richiedono il celibato nella loro gerarchia. Questa è una norma che nella Chiesa sia Latina che Orientale si è andata affermando nel corso dei secoli in seguito a particolari circostanze trattate in tanti Concili o varie riunioni anche parziali di singole Chiese o gruppi di fedeli. Esse sono esemplari ed ammirevoli. Ma non è detto che le norme che riguardano il clero di base coniugato debbano essere sempre negate e contrastate per tutti i riti delle varie Chiese. Su questo argomento comunque le varie Chiese Orientali che hanno in comune oltre alla fede rivelata anche tante proprie usanze sostanzialmente però non differiscono dalla grande Chiesa Latina e pur con alcune varianti riguardo al cattolicesimo, tutte seguono ugualmente la fede di Cristo e sono tutte ugualmente, latine ed orientali, Chiese sorelle.
Tuttavia nel mondo latino non raramente sono comparsi dei tentativi di uniformare delle usanze altrui alle proprie, anche se non riguardano le condizioni della fede rivelata e approvata da Pietro, che da solo ha avuto da Cristo l’incarico di reggere le fondamenta della Chiesa universale. Anzi talvolta è successo che proprio Pietro ha sostenuto ed approvato delle tradizioni di altre Chiese che sono ugualmente cattoliche anche se non sono in tutto conformi alle usanze latine. In questi campi ci sono stati casi clamorosi come quello del Papa Benedetto XIV che promulgò la sua enciclica dal titolo “Etsi Pastoralis” nel 1742, con la quale proclamava la “praestantia ritus latini”, su tutte le altre Chiese della cristianità. Ovviamente successe una grande disapprovazione da parte di tutte le Chiese Orientali che professano la corretta fede, oltre che delle altre confessioni cristiane anche se non concordanti con le Chiese sia latine che orientali.
Non parlando di ciò che è successo in tutto il mondo cristiano diciamo qualcosa di ciò che è successo presso i Greco-Albanesi d'Italia e talvolta continua a succedere in casi simili anche nelle Chiese Orientali in tempi più recenti. Sfogliando l'archivio parrocchiale della Chiesa Greca di Palazzo Adriano si trovano tanti appunti di vescovi o loro delegati latini anteriori alla fondazione dell’eparchia delle colonie greco albanesi di Sicilia (1937) che riguardano suggerimenti di avvicinamenti a norme rituali latine ed altrettante affermazioni che dicono che di tali suggerimenti non si è tenuto conto. Ma col tempo il problema diventò più rilevante. In seguito alla “Etsi Pastoralis” furono presi provvedimenti contro i cleri delle singole colonie greco albanesi di Sicilia che però ricevettero il caldo appoggio anche economico delle loro popolazioni fino a quando non sorse un grande studioso, nel secolo XVIII, il papàs Paolo Maria Parrino che affrontò con molta delicatezza ma altrettanta fermezza il fondamentale problema dell'autonomia del rito bizantino in generale e del caso specifico delle colonie greco-albanesi d'Italia. I suoi lavori principali sono:
- “De Perpetua Consensione Albanensis Ecclesiae cum Romana Omnium Matre et Magistra” di 800 fogli scritti in latino,
- “De sacramentis”, di circa 500 fogli pure scritti in latino riguardanti il loro significato e la loro amministrazione nel rito bizantino in generale.
- Le regole del Seminario Greco-Albanese di Palermo.
Il Parrino ha pure lasciato delle opere minori tra le quali spiccano le regole del Seminario greco albanese di Palermo, fondato da padre Giorgio Guzzetta, filippino siciliano, originario di Piana degli Albanesi, che dopo alcuni contrasti affrontati anche dallo stesso Guzzetta e i rifacimenti delle regole scritti dal Parrino, questi riuscì a farle approvare dalla debita autorità ecclesiastica. Queste tre opere costituiscono la base dello sviluppo culturale dei Greco-Albanesi di Sicilia, non senza qualche contributo dato anche alla grande opera di Pietro Pompilio Rodotà dedicata alla storia e allo sviluppo dei Greco-Albanesi di Calabria e di qualche altra regione d'Italia. Così le tre grandi opere del Parrino rimaste inedite anche se riassunte in lingua italiana dall’altro grande scrittore greco, il gesuita padre Tommaso Velasti, sono passate per le mani di tutte le persone colte dei Greco-Albanesi di Sicilia e talvolta anche di altri siciliani e di altre regioni d'Italia. Esso si realizzò dopo circa centocinquant’anni di contrasti quando più o meno tutti i popoli dell'Europa occidentale o meglio i loro governi si professarono anticlericali o piuttosto atei. Il caso più rilevante si realizzò dopo il turbinoso periodo della rivoluzione francese quando i Greco-Albanesi ressero per vari anni l’Italia e influirono in campo culturale anche attraverso il loro grande giornale “La Riforma” arrivando perfino a far chiudere il grande giornale che era stato del Cavour. Fu quello il periodo della prevalenza in Italia della Sinistra Storica.
Dopo il breve periodo del fascismo successe almeno idealmente, ad una parte del partito della Sinistra Storica, la Democrazia Cristiana fondata da Luigi Sturzo. Egli era imparentato un po’ lontanamente con la grande famiglia Dara di Palazzo Adriano e grande amico del Crispi e poi dell'arciprete Alessi da lui stesso detto suo maestro. L’Alessi era stato il fondatore in Sicilia dell'Unione Cattolica del Lavoro nel 1901, e del primo grande sciopero cattolico e pacifico di tutta la Sicilia, la cui notizia interessò tutta l’Italia e “tolse il sonno a molti vescovi”, e interessò pure Gandhi e Lenin. Il metodo degli scioperi pacifici influenzò col suo esempio tutti i grandi movimenti pacifici del mondo del secolo XX. Cose del genere ed altre simili furono ispirate dai Greci con l'influsso delle loro tradizioni che conservarono, come conservano tuttora tenacemente, la loro civiltà culturale di origine greco-classica e quella politico-militare. Essa spesso sfociava nei governi dei vari paesi a cominciare da Filippo il Macedone e da suo figlio Alessandro Magno e tanti imperatori romani e capi di Stato che come in Italia si sono posti a servizio di alcune altre nazioni moderne come la Grecia, l’Egitto ed altri Stati e relativi governi fino all'impero ottomano ed in ultimo anche in parte fino a Ismail Kemal Pascià, detto Ataturk, di madre albanese.
Una delle tradizioni della Chiesa Orientale, non sempre ben sopportate dal mondo latino lungo i secoli, specialmente nel nostro secondo millennio, è stata quella del clero coniugato, la quale tuttavia fu pure contrastata anche da qualcuno dei grandi e numerosi Santi Padri della Chiesa Orientale come San Basilio il Grande, fratello dell’ugualmente grande San Gregorio Nazianzeno, che era pure Vescovo e celebre teologo, sposato con l'ottima Teodoto. Ma complessivamente la tradizione del clero di base coniugato, a cominciare da San Pietro, chiamato da Cristo, non fu mai decisamente contrastata nel primo millennio del cristianesimo. Ma nel secondo millennio, anche in seguito al sorgere dei monaci cluniacensi (benedettini) e di quelli francescani e domenicani, tutti ordini più o meno mendicanti, aumentarono un po' i contrasti, senza però mai arrivare a pieni divieti, perfino con lo stesso Papa Benedetto XIV. Ma a partire dall'inizio del ventesimo secolo, da parte dei Papi Benedetto XV, o Pio XII, pur grandi estimatori dell’oriente, non a nome loro, ma a nome di autorità subalterne, come i funzionari ecclesiastici di alcune Congregazioni romane, e i rettori dei seminari, si diede inizio ad una nuova politica contro il clero coniugato dei greco albanesi d'Italia mettendo i loro seminari in mano a rettori che propagavano il celibato, arrivando perfino ad abolirlo del tutto per alcuni decenni, sempre tuttavia con la ferma opposizione di tutto quel clero, sia coniugato che anche celibe. Si arrivò così alla conclusione narrata da Ernesto Schirò, autore del libro dal titolo: “Storia Prestigio e Diaspora degli Arbëreshë” -Mezzojuso 2019, pag. 180- che in poche parole narra la recente ripresa del clero coniugato, con le stesse disposizioni del Concilio Vaticano II e delle Congregazioni romane interessate al problema e pronunziatesi cautamente in modo scritto o orale: “Negli ultimi decenni il problema del clero coniugato, che era stato indebitamente ostacolato dalle autorità subalterne del clero latino, è stato sollevato dal prof Ignazio Parrino, davanti all'autorità della Congregazione Orientale e dell’allora Sant'Uffizio, poi Congregazione della Fede, e il suo ripristino ha consentito di fatto una nuova presenza di vari elementi del clero coniugato”.
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