-3- Mosè e la filosofia dell'Essere In evidenza

    Mosè pascolava il gregge di suo suocero Ietro, nel paese di Madian sul Sinai. Sul vicino monte Oreb, al di là del deserto, vide una fiamma in un roveto e osservò che il roveto era tutto ardente ma non si consumava. Volle andare a vedere il fenomeno da vicino. Il Signore vedendolo avvicinarsi lo chiamò da mezzo al roveto e gli disse: “Non avvicinarti. Togliti i sandali dai piedi perché il luogo dove stai è terra santa”. Allora Mosè si tolse i calzari e si nascose la faccia tra le mani perché aveva paura di guardare Dio, e gli disse: “Io mi presenterò ai figli di Israele e dirò loro: Iddio dei padri vostri mi ha mandato a voi; se essi mi domanderanno qual è il suo nome, che cosa risponderò? Iddio rispose a Mosè: “Io sono colui che sono” (che in ebraico si dice Iavè). Poi soggiunse: ”Così dirai ai figli di Israele: “Io sono” mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome eterno con il quale mi invocheranno le generazioni future”. (Esodo, cap. 3).

    Questa fu una grande profezia. Veramente questo nome a prima vista sembra alquanto curioso, ma gli Ebrei del tempo di Mosè l’hanno capito nel senso col quale più di duemila anni dopo, o forse molto di più, i pagani Greci antichi cominciarono a capirla nel senso che poi si diffuse in tutto il mondo, più o meno ai primordi del pensiero umano, che poi si è imposto fino ad ora. E non esiste pensiero così profondo e duraturo come questo. In primo luogo ci si potrebbe chiedere: Come mai Dio volle presentarsi in mezzo ad un roveto ardente ad un Mosè che per la paura si coprì il volto con le mani? In realtà si tratta di una profezia, che indica l’unicità e l’infinità di Dio la cui comprensione cominciò a diffondersi fino ad ora, con questa interpretazione: “Io sono” detta da Dio non può prendersi nel senso banale che alcuni usano dire: “tu non sai chi sono io” oppure: “bada che io sono….” E cose simili. I più grandi pensatori del mondo, all’inizio del pensiero poetico o scientifico non superficiale ma profondo di tutta l’umanità, l’interpretarono nel senso che solo Dio può dire: “Io sono” nel senso che significa: Solo Egli è da se stesso e nessun altro può dire una cosa simile. Quindi solo Dio è eterno e se altri hanno voluto malamente ripeterlo, sono stati sempre smentiti nei secoli e nei millenni, mentre uno solo “è”, cosa che gli antichi grandi pensatori a tutti noti dissero con la semplice dicitura che sentì Mosè, che con un linguaggio modernizzato secondo il loro sviluppo culturale, dice “Io Sono” cioè che egli è “l’Essere” non uno qualsiasi, ma l’Essere per eccellenza eterno, e tutti gli altri esseri sono sempre effimeri. Su questa considerazione si basa l’unico tipo di filosofia che ha resistito finora, detta “la filosofia dell’essere” ossia la sola radice del pensiero umano che non ha l’uguale in questo mondo.

    Ormai si è cominciato a dire che essa è l’unica filosofia valida che si accorda non solo con la rivelazione divina dell’Antico Testamento ma anche con quella del Nuovo, che finora dura come tutti sanno, mentre le antiche o moderne filosofie presto scompaiono come si può vedere anche con tutte le leggi umane sempre rapidamente scomparse fin dall’antichità ed anche nei tempi più recenti. Non c’è bisogno di fare esempi perché essi sono diffusi dovunque e comunemente. Infatti solo la “filosofia dell’essere” corrisponde all’unico pensiero di questo mondo che è “oggettivo, universale ed assoluto” che immediatamente ci riporta a Socrate, Platone, Aristotele e San Tommaso. E questa è l’unica vera filosofia che si avvicina, per quanto timidamente, non tanto alla teologia in genere, sempre degna di rispetto, ma anche a quella che si esprime con le profezie e la storia che le conferma, che quindi ritengo giusto chiamare “Teologia Sperimentata” come le autentiche profezie confermano.

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